GIOVANNI PRATESI | HOMO FABER PART I

wed 23 October 2024
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Attributed to Jacopo di Andrea del Mazza, Saint Sebastian, marble

€ 12.000 / 18.000
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Attributed to Jacopo di Andrea del Mazza, Saint Sebastian, marble

 

Jacopo di Andrea del Mazza (attr.)

(Firenze 1450/1455 - 1501)

SAN SEBASTIANO

rilievo in marmo, reca iscrizione a lato S / MOVERI GAVDEAT IN TERRIS NOME / ET, cm 64x76,5x15,5

 

Comparative literature

P. Parmiggiani, Sulla giovinezza di Andrea di Pietro Ferrucci: Jacopo d’Andrea del Mazza e il monumento di Marco Albertoni in Santa Maria del Popolo a Roma, in “Prospettiva”, 2011 (2012), 141-142, pp. 73-85

 

Nella lastra campeggia l'immagine a mezza figura di San Sebastiano mentre attende con fiera accettazione il martirio. offrendo alle frecce il torace. Il santo sembra si erge davanti alla robusta cornice modanata sulla quale, con un efficace virtuosismo prospettico, si sovrappone l'aureola e ricade il perizoma. Secondo Giancarlo Gentilini, autore di una scheda critica per l’opera in esame, “l'inclinazione della testa, la postura scorciata del torace e quella disassata delle braccia della figura che offre all'osservatore il fianco sinistro, oltra alla lavorazione con ammorsature sul retro del marmo, suggeriscono che la formella dovesse costituire la lastra laterale di sinistra di una struttura a cassa, forse la mensa di un altare, probabilmente recante sul lato frontale l'immagine di Cristo, o il sarcofago di un monumento funebre, giacché il dettato si addice pure ad un'epigrafe sepolcrale”.

A proposito di un’attribuzione, sempre Gentilini scrive: “Nel volto robusto e squadrato, caratterizzato da un cipiglio altero, di un'avvenenza quale ben si attaglia alla vocazione militare di Sebastiano, tribuno delle guardie pretoriane, possiamo cogliere un'intensità fisiognomica di stretta ascendenza leonardesca, ma declinata con modi più tersi e levigati, un nitore plastico che, in accordo con l'impaginazione dilatata della figura, conferisce all'immagine un'astrazione fuori dal tempo e dallo spazio… Ma se tali riscontri confortano sulla genesi dell'opera nell'entourage verrocchiesco degli anni Ottanta del Quattrocento, la pacata concezione plastica ed espressiva appare estranea alla produzione di Andrea e della sua bottega, caratterizzata da una maggiore esuberanza formale ed enfasi fisiognomica. Tale alterità si evince in particolare nell'andamento geometrico del panneggio, stilizzato e appiattito in taglienti pieghe triangolari, creste a ventaglio zigzaganti che richiamano invece soluzioni peculiari della scultura di Mino da Fiesole… Una tale congiuntura, estranea al panorama artistico toscano, ci indirizza dunque a ricercare l'autore del rilievo nel composito scenario degli scultori fiorentini attivi nell'Urbe, all'ombra dei grandi cantieri della Roma di Sisto IV e Innocenzo VIII in buona parte gestiti da Mino e dal lombardo Andrea Bregno. In questo contesto particolarmente stringente e significativo appare il confronto con il Sepolcro di Marco Albertoni in Santa Maria del Popolo, commissionato nel 1487 al fiorentino Jacopo d'Andrea del Mazza, opera che coniuga un impianto architettonico bregnesco con soluzioni formali di matrice verrocchiesca”.