Asta capolavori da collezioni italiane e importanti maioliche rinascimentali | 9 novembre 2016

Le due vendite in programma il prossimo 9 novembre sono diventate l’evento di punta dell’intera programmazione di Pandolfini Casa d’Aste, ma i successi ottenuti nei due precedenti appuntamenti ne fanno, di diritto, gli eventi più importanti del calendario delle aste italiane di respiro internazionale.

CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE continua a essere un appuntamento speciale che raccoglie pochi selezionatissimi lotti per ogni dipartimento, mentre il suo catalogo, che ha aperto la via anche in Italia a un nuovo concetto di proposta e presentazione per le opere d’arte, si può considerare un testo di riferimento per l’ampia documentazione storico artistica che accompagna e descrive ogni opera.

Il primo appuntamento, nell’ottobre 2014, con questo nuovo approccio al mercato ha legato la sua memoria alla vendita record del Vaso Qing e agli exploit di molte altre opere con record di aggiudicazione per artisti come Jacopo Vignali, la cui splendida opera è stata acquisita da un museo statunitense, o Medardo Rosso presente in asta con un bronzo acquistato da un collezionista svizzero o ancora Lodovico Caselli autore di un gruppo marmoreo comprato da un collezionista newyorchese.  Anche l’edizione del 2015 si ricorda per le tante aggiudicazioni clamorose, come quella del particolare quanto raro Libro d’Ore alla maniera di Tours del 1500-1508, che Jörn Günter, uno dei più importanti operatori sul mercato internazionale, si è aggiudicato dopo una serratissima gara o come quella dell’altorilievo in terracotta dipinta di Matteo Cividali finito in un museo italiano o, ancora, quella dell’opera di Bernardo Cavallino che adesso fa bella mostra di se in un museo Lussemburghese.

Risultati che confermano come Pandolfini negli ultimi anni abbia molto incrementato la sua visibilità internazionale e si rivolga oggi ad un mercato mondiale ragione per la quale, anche per questa vendita, oltre all’imprescindibile qualità – per altro sua prerogativa – è stato posto l’accento sulle caratteristiche fondamentali richieste dal collezionismo internazionale quali lo stato di conservazione e il certificato di libera circolazione.

Con le aste CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE, come ha il piacere di ricordare Pietro De Bernardi – A.D. di Pandolfini, “dimostriamo che con il coraggio di investire, come abbiamo fatto noi, nella internazionalizzazione del proprio business, l’imprenditoria italiana non è seconda a nessuno e può ottenere risultati di risonanza internazionale. Anzi con molto piacere ho notato in quest’ultimo anno che anche case d’asta di grande blasone internazionale, seguendoci con cataloghi molto simili ai nostri, si sono accorte che il nostro approccio al mercato è corretto e innovativo”. 

La medesima importanza in ambito collezionistico, senza distinzione tra pubblico e privato, riveste anche la vendita di IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI che, a differenza di tutte le vendite riservate all’arte ceramica, raccoglie solo opere di notevole prestigio per un periodo ben circoscritto, il Rinascimento italiano. E se è vero che in epoca rinascimentale molte erano le botteghe che in Italia creavano opere mirabili, è altrettanto vero che oggi è difficile comporre un catalogo in grado di raccoglierne ancora un elevato numero di oggetti d’arte ceramica importanti, in buono stato di conservazione, ben documentati, assenti dal mercato per diverso tempo e talvolta inediti.

In questo senso resterà nella memoria il record per la maiolica rinascimentale ottenuto nella vendita del 2014 da una Coppa lustrata di Mastro Giorgio del 1526.

Le aste saranno battute a Palazzo Ramirez Montalvo il 9 novembre in due sessioni: Importanti Maioliche Rinascimentali alle ore 17 e Capolavori da Collezioni Italiane alle ore 19.



IMPORTANTI MAIOLICHGE RINASCIMENTALI

Quest’anno Pandolfini propone un importante catalogo monografico dedicato alla maiolica italiana rinascimentale: 45 lotti rigidamente selezionati tra il materiale visto e raccolto a partire da ottobre dell’anno scorso, che andranno a comporre un registro rappresentativo delle più importanti botteghe ceramiche attive in Italia tra Quattrocento e Cinquecento.
Una sezione importante del catalogo di vendita, curato come di consueto da Giulia Anversa e Alberto Vianello, sarà dedicata a un nucleo di opere toscane, databili tra il 1430 e il 1560, realizzate principalmente in area fiorentina e nelle fornaci di Cafaggiolo, Firenze e Montelupo: albarelli, orcioli e piatti ricchi di storia e in parte provenienti da collezioni storicamente importanti.
All’interno di questo ambito spicca un ORCIOLO di Montelupo del 1480-90 (stima 18.000-25.000 euro). Decorato in policromia con il motivo “a penna di pavone”, l’orciolo presenta sul fronte all’interno di una riserva circolare uno scudo araldico del tipo “a testa di cavallo” con l’emblema dei Ridolfi di Piazza di Firenze.
Non ci si può esimere dal menzionare anche uno splendido boccale a zafferà blu e verde di area fiorentina, due rinfrescatoi sempre a zaffera blu e verde; e un albarello con decoro moresco che costituisce un unico esempio di lustro dorato probabilmente creato in antico in sostituzione di un opera spagnola.
Molto ben rappresentato anche quest’anno il decoro istoriato rinascimentale, con eccellenze nelle maioliche di Deruta, Castelli e Faenza, che vede tra i pezzi più importanti una coppa faentina in maiolica decorata in policromia con la scena “Il figlio di Fabio Massimo di fronte ad Annibale” (stima 18.000-25.000 euro). A oggi si conoscono solo quattro piatti recanti questa decorazione ispirata a un affresco di Gerolamo Genga conservato a Palazzo Petrucci a Siena: uno notissimo è quello nella collezione del British Museum, uno formalmente nella collezione Damiron, uno conservato al Museo del Louvre con data 1524 e infine l’opera in asta, oggetto del desiderio di molti collezionisti.
Oltre a qualche lustro proveniente da Gubbio, la parte del leone come al solito spetta ai piatti istoriati di Urbino: da Xanto Avelli al Pittore di Zenobia, passando attraverso l’opera dei Fontana, dei Patanazzi e di tanti altri straordinari pittori maiolicari.
Su tutti ricordiamo la riscoperta di un’opera da collezione, transitata sul mercato ai primi del Novecento e poi assente, oggi di grande interesse per i collezionisti più colti e preparati, il Piatto istoriato con "La sconfitta dei Cananiti", eseguito da Luca Baldi probabilmente a Urbino per il Cardinale Robert di Lnoncourt nel 1550 (stima 40.000-60.000 euro). Il piatto, che sul retro reca la scritta " judas dux jstraelitarum expugnat Chananeos", e sulla tesa uno stemma che lo identifica come parte del servizio del cardinale de Lenoncourt, permette e promuove nuovi importanti studi rivolti a una miglior identificazione delle personalità artistiche che hanno operato nella bottega urbinate durante la prima metà del Cinquecento.
 
 

CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE

Cercando di seguire un ordine cronologico e toccando alcuni dei diversi ambiti artistici e collezionistici che saranno oggetto dell’asta partiamo dal dipartimento di Archeologia Classica e Egizia segnalando, per la sua eccezionale bellezza e la rarità sul mercato internazionale, la GRANDE ANFORA PSEUDOPANATENAICA LUCANA A FIGURE ROSSE del Pittore di Amykos (stima 30.000-50.000 euro).
L’hydra della fine del V secolo a.C., che presenta su un lato un giovane tra due fanciulle mentre sull’altro è raffigurata una scena di palestra, è uno dei rarissimi esemplari conservati in collezione privata attribuiti all’artista greco, di formazione ateniense, che ha operato in Lucania e che deve il suo nome a un’hydria conservata al Cabinet des Medailles a Parigi.

Fedele alla sua tradizione di eccellenza, il dipartimento dei Dipinti Antichi presenta anche quest’anno due lotti scelti al fine di rispondere al meglio alle sfide del collezionismo contemporaneo e alla crescente richiesta per opere di alto livello qualitativo, per quanto possibile inedite al mercato. In asta, quindi, è proposta MADONNA COL BAMBINO di Bernardo di Stefano Rosselli, attivo a Firenze tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.
Questa piccola tavola di devozione domestica è stata restituita al catalogo del Maestro grazie agli studi compiuti in questa occasione da Andrea De Marchi, cui si deve la scheda in catalogo. Notevole per l’armonia delle figure divine, la tavoletta si distingue per la raffinatezza delle soluzioni adottate dall’artista in dettagli di contorno, quali lo splendido paesaggio di fondo, e per la preziosità dei materiali impiegati, esaltati da uno stato conservativo del tutto eccezionale (stima 60.000-80.000 euro).
Ai fasti della pittura barocca rimanda, invece, la sapiente COMPOSIZIONE CON VASO DI FIORI E ALTRI VASI METALLICI di Andrea Scacciati, capolavoro dell’artista fiorentino di cui reca la firma e la data del 1679 (stima 40.000-60.000 euro).
Assente dal mercato da oltre trent’anni, il dipinto rinnoverà presumibilmente il successo raggiunto nell’autunno del 2015 da due composizioni di fiori del suo più diretto concorrente, Bartolomeo Bimbi, aggiudicate in queste sale a 57.500 e 62.500 euro.

AMORE E PSICHE, una delle più belle storie della mitologia greca narrata ne “Le Metamorfosi” del poeta latino Apuleio, è il soggetto della prima opera presentata dal dipartimento di Dipinti del XIX Secolo. La trasposizione pittorica è del pittore veneto Domenico Pellegrini (stima 60.000-80.000 euro).
Questo soggetto è particolarmente caro al pittore che ritrasse nelle vesti dei due giovani anche Vettor e Caterina Pisani in un’opera conservata ancora oggi nel palazzo avito della famiglia a Venezia.
E se Pellegrini durante il suo soggiorno romano instaurò un rapporto di cordiale amicizia - ben documentata in un carteggio - con Antonio Canova il più grande artista italiano del Neoclassicismo, Eugène Boudin fu colui che indirizzò il giovane Claude Monet alla pittura, quella pittura en plein air che lui anticipò in molti dei sui dipinti come in TROUVILLE, LE RIVAGE, firmato e datato 1896 (stima 100.000-150.000 euro).
La stazione balneare di Trouville è un soggetto frequente nella produzione del maestro francese, una di queste “scene dal vivo”, La plage de Trouville, è oggi parte della collezione permanente del Musée d’Orsay.
Parigi è trait d’union con l’ultima opera presentata dal dipartimento, IL GUADO, splendido olio su tavola che Antonio Fontanesi presentato nel maggio del 1861, anno in cui lo dipinse, al Solon parigino. Un anno questo particolarmente importante per il maestro emiliano che vide due sue opere entrare nelle collezioni di Vittorio Emanuele II - ora alla Galleria di Arte Moderna di Firenze e nella collezione di Francesco Saverio De Sanctis, allora Ministro della Pubblica Istruzione, che lo destinò alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Torino. IL GUADO, che per altro gode di una altrettanto importante vicenda collezionistica, è uno straordinario capolavoro nel quale i giochi di luci, mezze luci e ombre portano sguardo dopo sguardo a scoprire sempre nuovi particolari, uno più bello e poetico dell’altro (stima 130.000-150.000 euro).

Con un passo a ritroso di circa centocinquanta anni passiamo al dipartimento di Stampe e Disegni che per l’asta del 9 novembre presenta COPPIA DI MUSICANTI, un disegno a gessetto nero e rialzi in bianco di Giovanni Battista Piazzetta (stima 25.000-35.000 euro). Quest’opera inedita di Giovanni Battista Piazzetta testimonia il gusto rinnovato della grande committenza privata veneziana a partire dal primo ventennio del XVIII secolo.
Il registro compositivo e la complessità del suo ductus grafico concorrono a presentare questo disegno come un’opera autonoma destinata all’arredo di un grande palazzo veneziano. La figura del giovane flautista in primo piano, ritrae Giacomo Piazzetta, il figlio dell’artista intorno ai 17 anni; circostanza che consente una datazione dell’opera intorno al 1742.

Il dipartimento di Mobili, Arredi e Oggetti d’Arte è quello con il maggior numero di offerte in questa vendita, presentando opere di alto livello qualitativo e tali da ricoprire le diverse specialità che rappresenta. Alla produzione dell’Italia settentrionale sono da ricondursi la rara COPPIA DI SPECCHIERE veneziane della prima metà del ‘700, in legno di noce ebanizzato, dipinto e dorato, con decorazioni in policromia e intarsi di madreperla a formare dei motivi floreali “alla orientale" che si dispiegano lungo tutte le fasce e nella ricca cimasa a ricciolo (stima 70.000-100.000 euro), e l’eccezionale SCRIVANIA DA CENTRO lombarda della metà del XVIII secolo, decorata a intarsi con raffinate rocaille sparse e con stemma gentilizio sul fronte (stima 60.000-90.000 euro).
All’Italia meridionale dobbiamo invece l’importante MONETIERE napoletano del XVII secolo, in legno ebanizzato e tartaruga, la cui imponente struttura architettonica è cadenzata da una bellissima serie di vetri dipinti con scene mitologiche alla maniera di Luca Giordano (stima 80.000-120.000 euro) e lo SCRITTOIO NUZIALE in legno, corallo, tartaruga e pietre dure realizzato dalla Scuola di incisione del Corallo nel 1891 (stima 40.000-60.000 euro).
Due importanti lotti sono dedicati al raffinato gusto internazionale degli “objets montés”, in particolare la rara COPPIA DI GRANDI GIRANDOLES francesi della seconda metà del ‘700 a forma di vasi neoclassici in granito verde montati in bronzo dorato, (stima 80.000-120.000 euro) e l’elegante COPPIA DI VASI DECORATIVI russi della prima metà del XIX secolo, in malachite con montatura in bronzo dorato (stima 20.000-30.000 euro).
Concludono questa eccellente selezione di arredi, due “objets de vertu”: un raro PIATTO di Limoges della metà del XVI secolo, in rame smaltato e dorato, raffigurante la scena di Giunone in atto di respingere Psiche (stima 12.000-18.000 euro) e la nota TABACCHIERA “DEGLI ERESIARCHI” realizzata dalla Manifattura di Ginori a Doccia verso il 1760 (stima 20.000-30.000 euro).

Per quest’asta, il dipartimento di Argenti ha puntato i riflettori su tre importanti opere di gusto internazionale, tutte inglesi. Il primo dei tre lotti in catalogo è costituito da una brocca con bacile in vermeil realizzati a Londra nel 1755 dall’argentiere Aymé Videau, uno dei più raffinati argentieri Ugonotti operanti a Londra (stima 28.000-35.000 euro).
La seconda opera è in MESCI ACQUA a elmo realizzato nel 1700 da David Willaume (stima 10.000-15.000 euro), molto simile a uno del medesimo autore conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Sono due opere legate tra loro: Videau iniziò il suo apprendistato nel 1723 nella bottega di Willaume, dove a portarlo con ogni probabilità fu la condivisione delle origini famigliari.
Infine ci sarà un Centrotavola di Paul Storr realizzato nel 1805 (stima 12.000-18.000 euro).

Sempre con il Settecento, ritorniamo alla Serenissima con Giacomo Favretto, autore di due acquarelli che, assieme a oltre sessanta importanti autografi, decorano un GRANDE VENTAGLIO (stima 20.000-30.000 euro). Questo prezioso oggetto e l'opera CAMPI PHLEGRAEI. OBSERVATIONS ON THE VOLCANOS OF THE TWO SICILIES di Sir William Hamilton (stima 50.000-70.000 euro) sono i due lotti scelti dal dipartimento Libri, Autografi e Manoscritti per questa vendita, unica per importanza.
Il volume di Hamilton, ben noto a tutti i collezionisti e mercanti di questo settore, è un saggio rivoluzionario sui vulcani italiani pubblicato nel 1776 e illustrato da tavole così spettacolari che, spesso, sono state sottratte agli esemplari per essere vendute singolarmente. La copia presentata, perfetta con tutte le sue 59 tavole ed anche con il SUPPLEMENT TO THE CAMPI PHLEGRAEI, è non solo in ottimo stato di conservazione ma anche eccezionalmente marginosa. Nessuna grande collezione di illustrati del Settecento può dirsi completa se priva di questa magnifica pubblicazione, ideata e realizzata con impegno e passione da Sir William, affascinante diplomatico, vulcanologo ed antiquario.

Molto importanti anche i lotti presentati dal dipartimento Gioielli e Orologi, che per questi ultimi ha scelto un Orologio da polso con cronografo Patek Philippe (stima 130.000-180.000 euro). L’orologio ha un design raffinatissimo e innovativo per l’epoca in cui è stato prodotto, il 1946, una modernità che ne fa uno dei modelli più ricercati tra i cronografi Patek Philippe vintage; e questo, in oro rosa e acciaio con quadrante rosè, è una variante molto rara della quale ad oggi si conosce l’esistenza di soli altri nove pezzi.
Anche per i gioielli si è scelto una firma prestigiosa, Van Cleef end Arpels. Della storica maison di Place Vendôme sarà posta in vendita una demi-parure, composta da una collana la cui parte centrale può essere utilizzata come bracciale e un paio di orecchini pendenti, in oro giallo, turchesi ovali taglio cabochon e diamanti taglio brillante tondo (stima 130.000-180.000 euro). Le pietre sono montate in gradazione all’interno di castoni a corolla con brillanti così come le coppie di foglie che li uniscono, mente gli orecchini sono composti da una coppia di corolle.

Chiudiamo con una gande scultura, in bronzo laccato e dorato, eseguita in Cina nel XVII secolo durante la Dinastia Ming (stima 60.000-80.000 euro). Raffigura, assiso sul dorso di un elefante con tre coppie di zanne, un Bodhisattva Trascendente Samantabhadra vestito da un’elegante veste drappeggiata e ornato da gioielli, come la nobile corona decorata con la figura del Buddha Trascendente Amitabha in posizione Padmasana.
È un oggetto di rara qualità e dimensione, il cui soggetto è di grande fascino, in particolare per il mercato asiatico, oggi uno dei primi referenti del dipartimento di Arte Orientale.
Non meno affascinante è l’altro oggetto scelto dal dipartimento, un Intaglio della fine della Dinastia Qing in corallo rosso su base in avorio (stima 15.000-20.000 euro). In un ramo di poco più di cinque centimetri è intagliato con grande finezza ed estrema abilità tecnica il tema di WangMuZhuShou (王母祝寿), che significa l’Anniversario Celeste della Regina Madre dell’Ovest. Wangmu, abbigliata e acconciata sontuosamente con un tralcio di peonie tra le mani, è accompagnata da figure secondarie, altrettanto acconce, che reggono a loro volta fiori e lanterne. Al centro, inginocchiata e adorante, vi è una divinità maschile che porta nella cinta delle pesche, simbolo di lunga vita.