L’asta del DIPARTIMENTO DI ARTE ORIENTALE chiude la aste del mese di giugno e del primo semestre, il catalogo della vendita conta 236 lotti all’interno dei quali sono rappresentati i diversi volti di questo mondo collezionistico, più ampio e articolato di quanto non lo sia da un punto di vista geografico, in virtù del lungo arco di tempo lungo cui si snoda.
Il catalogo del 24 giugno offre una visione composita per matrici culturali muovendo dal Vicino all’Estremo Oriente attraverso il sub-continente indiano e il sud-est asiatico e si presenta completo anche per tecniche e materiali proponendo bronzi, marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, tappeti…
Un affascinante mondo di oggetti e opere d’arte che intrecciano il lato collezionistico con quello dello stile, della moda e del gusto. Non a caso le ultime tendenze estetiche e una matura evoluzione dello spirito minimalista hanno valorizzato la bellezza di queste opere, talvolta opulente talaltra essenziale, capendo che oltre al loro valore intrinseco esse sono un ricco e importante contrappunto nell’estetica troppo spesso freddamente semplificata.
Una serie di peculiarità che si ritrovano tutte in quello che è da considerarsi uno dei top lot della vendita: un Raro Vaso Guam, Cina, Periodo Qianlong, Marchio in blu sotto coperta e del periodo (1736-1795), stimato 50.000 – 70.000 euro.
Il vaso, coperto da uno spesso smalto grigio pallido con una craquelé ben evidente a maglie strette in un tono di grigio-marrone dorato ottenuta intenzionalmente, ha sezione quadrata ed è percorso orizzontalmente da tre fasce ognuna composta di tre “creste” in rilievo; al centro un collo strombato con un’ampia bocca, ai quattro angoli altrettante piccole imboccature di forma circolare. Il piede è ad anello.
Questo vaso, come molti oggetti Qianlong e i precedenti del regno Yongzheng, è ispirato alle ware-Guam, le porcellane create nei forni di Hangzhou, nella provincia cinese di Zhejiang, per gli imperatori della Dinastia Quing. In particolare si rifà ai contenitori multi-becco modellati anche in forma circolare e in porcellane monocrome come quella celadon.
La rarità del vaso, culmine della vendita di Pandolfini, risiede oltre alla pregevolissima fattura e allo stato di conservazione nei pochissimi esemplari presenti sul mercato e passati in asta anche in tempi non recenti, l’ultimo conosciuto fu battuto a New York nel 2011 per oltre 600,000 dollari a fronte di una stima di 80,000.
Tra le eccellenze la vendita propone anche un Buddha Vairocana, risalente alla Dinastia Ming, epoca XVI secolo, stimato 80.000/120.000 euro. La grande scultura, alta 52 centimetri, in bronzo dorato ha delle caratteristiche d’inconsueta rarità perché raffigura il Buddha seduto, una delle sue posture più consuete, ma con un mudra – posizione delle mani – raramente riscontrato in opere di tale grandezza e importanza: entrambe hanno pollice e indice uniti a formare dei cerchi e le altre dita tese con il palmo sinistro rivolto al petto e quello destro all’esterno.
Grande eleganza e perizia tecnica caratterizzano la bella coppa da libagione cinese eseguita tra il XVII e il XVIII secolo durante la Dinastia Qing e stimata 15.000/20.000 euro. La coppa, intagliata in corno di rinoceronte, ha la forma di una foglia di loto decorata esternamente da grandi fiori, fiori che ritroviamo anche nella base intagliata in legno ebanizzato.