L’asta pre-natalizia di Numismatica, che si terrà il 17 dicembre a Firenze e sarà esposta dal 13 al 16 dicembre compresi nella sede storica di Borgo degli Albizi, si annuncia molto interessante per la qualità conservativa di monete e medaglie proposte, nonché per la prestigiosa provenienza delle collezioni "di origine".
Tra queste prestigiose provenienze segnaliamo quella rappresentata dall’imponente serie ottocentesca di monete pontificie romane in stato "zecca", dalla proprietà Patrizi di Roma.
Questa nobile famiglia che gode fin dal 1638 del titolo Vessiliferi dei Cavalleggeri e delle Lance Spezzate di Santa romana Chiesa, aveva già venduto gran parte della propria raccolta nel lontano 1914 (circa 2.500 pezzi) ai noti collezionisti cav. L.A. Celati di Livorno e marchese Roberto Venturi Ginori di Firenze. Collezione che infine passò nella proprietà di Carlo Ruchat e, poco dopo la sua imminente morte (1921), fu venduta in asta dalla ditta P & P Santamaria di Roma nel 1921.
Una collezione straordinaria suddivisa in oltre 100 lotti di monete pontificie, tutte o quasi in rame rosso non ancora ossidate e mai circolate, talvolta addirittura ancora brillanti e a fondo specchio che rasentano lo stato fior di conio, come se fossero appena uscite dalla zecca, che vanno dalla fine del XVIII secolo sino alla metà circa del XIX, come il BAIOCCO 1801, Stato Pontificio - PIO VIII, una moneta estremamente rara valutata 500/1.000 euro.
O, ancora, la selezione di monete e medaglie di zecche italiane, molte delle quali prodotte nella zecca ducale dei Gonzaga, appartenute alla nobile collezione Magnaguti che conta una straordinaria serie di grandi rarità.
Tra queste spicca il gioiello rinascimentale numismatico in oro, più bello mai proposto in una vendita pubblica, coniato da Federico II Gonzaga tra il 1519 e il 1530, chiamato Doppio ducato la cui stima è di 10.000/20.000 euro, che rappresenta da una parte il volto barbuto del Duca di Mantova alla maniera di quello degli antichi imperatori romani, e dall'altra il Monte Olimpo, affrescato anche in numerose sale di Palazzo Te a Mantova, che è connotato da una forte valenza religiosa. La montagna, infatti, simile a potente e inespugnabile fortezza, è considerata punto di unione tra la terra e il cielo, dimora degli dei e punto di arrivo dell'ascensione dell'uomo, e pertanto costituisce insieme simbolo di sicurezza e trascendenza. L'ascesa diventa quindi privilegio dei principi magnanimi e sapienti che sono i soli in grado di risalire la china del monte, simbolo della gerarchia piramidale dei regni e delle virtù.
Molto belli, sempre della medesima collezione, sono i due pezzi in argento prodotti in due differenti atelier dell'Italia settentrionale: il Denaro coniato da Carlo Magno nella zecca di Pavia tra il 774 e l'814 in catalogo per la cifra di 1.000/2.000 euro, e la stupenda Osella veneziana voluta dal doge Alvise Mocenigo III (1722-1732) che rappresenta il Bucintoro in navigazione, la più grande e sontuosa galea della Serenissima dipinta dai più valenti vedutisti veneziani del Settecento, valutata 800/1.600 euro.
Molto importanti sono anche le due "prove" del Principato di Lucca e Piombino, rispettivamente in rame e argento in stato fior di conio, proposte in questa vendita e mai apparse sul mercato sino ad oggi per le quali sono richieste rispettivamente 8.000/12.000 e 10.000/15.000 euro.
Chiude l'asta una bella serie d'oro dei Savoia e una numerosa proposta di monete e medaglie in oro da collezione e investimento.
Da segnalare anche una straordinaria selezione di monete antiche, greche e romane, tra cui spicca un bellissimo sesterzio dell'Imperatore di Elio offerto con una stima di 15.000/20.000 euro proveniente dalla prestigiosa collezione Mazzini di Milano, dispersa nel 1957 e pubblicata in sontuosi volumi.
Questa moneta, per la sua elevata valenza storica e la sua straordinaria bellezza, è stata notificata di recente con decreto del Presidente della Repubblica.